Giuseppe Pulvirenti – Bronzo – Galleria Valentina
IL TEMPO DELLA FORMA di Achille Bonito Oliva
lunedì 12 febbraio 2018
La scultura è una dichiarazione di guerra che l’artista pratica nei confronti delle preesistenze della vita, la dura realtà delle cose che assediano l’uomo e ne circondano il vissuto. Spazio contro spazio, occupazione di suolo pubblico e privato che risponde soltanto all’arbitrio creativo del suo artefice.
Tutto si condensa nella materia portata nello stato di forma immobile e definitiva. Giuseppe Pulvirenti sottrae la sua opera all’obbligo di questo confronto attraverso procedure che non privilegiano soltanto il pieno della tradizione occidentale della scultura ma spostano il processo creativo nella direzione del vuoto e della miniaturizzazione della forma.
Qui la scultura non vuole essere riconosciuta e portata al confronto di una verisimiglianza con le cose che affollano il nostro quotidiano. Pulvirenti non celebra la definizione esemplare della materia ma piuttosto sposta il proprio fare verso l’astrazione del Tempo. L’opera si fa felicemente vera e propria scultura da camera, oggetto concentrato in una dimensione prensile per la mano e per la vista. Qui il vuoto non afferma alcuna visione pessimista ma piuttosto apre nuovi orizzonti verso la riflessione e l’interrogazione. L’opera si fa domanda e non forma assertiva e celebrativa di uno stato mentale. In tal modo la scultura rappresenta lo zei gaest della nostra post – modernità. Documenta un tempo costantemente presente della forma e sembra spingere la nostra contemplazione oltre l’edonismo del puro riconoscimento e spostarla verso l’armistizio di un giudizio aperto alla peripezia di uno sguardo indeciso a tutto.
L’indecisione nella scultura di Pulvirenti non significa approdo agnostico alla conoscenza ma piuttosto fare di essa la condizione di una lunga durata per la mente.
Il minimalismo oggettuale dell’opera produce una prensilità visiva e un’agilità fruitiva che concettualizza la materia e la pone fuori da ogni servizievole messaggio.
Pulvirenti spinge la scultura verso una paradossale condizione di impossibilità ed afferma in tal modo il profondo valore di un’arte volutamente portata verso la prevalenza del puro Significante.
In una società portata alla produzione dell’utile e alla funzionalità di ogni gesto, l’arte risponde spogliandosi della motivazione pratica e riconoscibile verosimiglianza. Pulvirenti dunque è produttore di un’opera che afferma la felicità interrogativa di una forma che non vuole occupare lo spazio della vita ma piuttosto dare alla scultura la possibilità di esibire un nuovo tempo di conoscenza. Che poi vuol dire prolungarne la vita.
D’altronde i materiali delle sculture (bronzo fuso, pittura acrilica, alluminio fresato) testimoniano la volontà dell’artista di dare lunga vita all’opera. Non basta il pensiero. E’ necessario naturalmente confrontarsi con la materia. Proprio per dare perennità e durata al concetto che promuove la forma. L’arbitrio di essa è il punto di partenza di un processo creativo intriso di una storia culturale che corre da oriente a occidente, dal barocco al ready made, metafisica e minimalismo, allusione geometrica ed enigma ironico.
In definitiva l’avventura creativa di Pulvirenti continua a correre tra nomadismo culturale ed eclettismo stilistico ed ha sgombrato la scultura da ogni peso gravitazionale spingendola verso territori che esplorano il tempo della forma.